Il Selvaggio (rivista)  

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Il Selvaggio è una rivista ideata da Angiolo Bencini, un ex-ufficiale e vinaio, Ras di Poggibonsi in provincia di Siena. Bencini contatta il giornalista ed appassionato di disegno e esperto xilografo e incisore Mino Maccari che apprezza molto l'iniziativa ed a cui affida l'incarico di redattore della rivista, diventandone in seguito anche direttore.

"Il Selvaggio" inizia le sue pubblicazioni a Colle Val d'Elsa, presso la Tipografia Bardini, il 13 luglio 1924, due anni dopo la marcia su Roma e dopo un mese dall'assassinio di Matteotti e riporta sotto la testata del primo numero la qualifica di Battagliero fascista.

Dal 1924 al 1925 Il Selvaggio presenta caratteri chiaramente squadristi, agrari e bastonatori come si può leggere sul numero del 12 ottobre 1924 nell'editoriale Botte ai liberali, o sul numero del 9 novembre 39 milioni di legnate e ancora sul numero del 18 maggio 1925 Selvaggia provincia svegliati!.

Nel 1926 la rivista viene assunta da Maccari e cambiano molte cose. La crisi Matteotti era intanto stata superata e il Duce aveva dato, alla Mostra del Novecento, la parola d'ordine di "normalizzare la vita pubblica". Template:Nota In questo modo, dopo numerosi contrasti, escono dal gioco politico e sarà il Maccari stesso a pubblicare, nell'articolo di fondo intitolato "Addio al passato" il nuovo indirizzo del Selvaggio che non intende più essere l'esempio di un fascismo agonistico ma una rivista che deve dedicarsi all'arte, alla satira e alla risata politica.

Il Selvaggio, la cui sede fu trasferita da Colle Val d'Elsa, avrà una periodo fiorentino, tra il marzo 1926 e il dicembre del 1930, una parentesi torinese tra il 30 gennaio e il 30 dicembre 1931 e un periodo romano dal 31 marzo 1932 al 1943 e da tutte e tre i periodi riuscirà a trarre un intelligente vigore per le sue battaglie che difendono, tra tolleranza e censura, l'autonomia dell'arte e il diritto dell'attività culturale di "ridere" della politica, fatto quest'ultimo che costerà alla rivista numerosi casi di sequestro.

Il Selvaggio tralascia i protagonisti dell'arte di stato come Oppo, Marinetti e Ojetti e punta su veri artisti anche se poco graditi al regime o addirittura sconosciuti. Hanno così spazio sui fogli de "Il Selvaggio" artisti come Giorgio Morandi, Luigi Spazzapan, Renato Guttuso, Orfeo Tamburi e tra i narratori, Arrigo Benedetti, Aldo Buzzi, Mario Tobino, Romano Bilenchi, Luigi Bartolini, Elsa Morante e Guglielmo Petroni. La rivista non dispensa inoltre gli attacchi contro i firmatari della Protesta Croce, l'antisemitismo di Ardengo Soffici e la polemica contro i redattori di Solaria.

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